One Man Band nel Cinema
Alla fine dell'Ottocento in Francia nasceva la settima arte.
Già nell'anno1900 viene realizzato dal regista francese Georges Méliès il cortometraggio muto intitolato L'homme orchestre, cioè tradotto One Man Band, in cui con la tecnica cinematografica un uomo viene duplicato fino a comporre una banda di cinque cloni.
Questo film, di cui l'immagine a sinistra ritrae un fotogramma, non ha una importanza artistica ai nostri scopi, perchè non rappresenta un One Man Band all'opera, tuttavia la traslazione nella tecnica cinematografica del concetto ne dimostra la consapevolezza nell'accezione propria e prevalente.
Via via che questa arte si è perfezionata ed ha raggiunto una diffusione globale per il tipo di intrattenimento di facile fruizione per il pubblico, acquisendo le caratteristiche di una industria, il fenomeno One Man Band è stato rappresentato ed immortalato.
Come sempre quando un'arte si occupa di ritrarne un'altra, questa non è semplicemente mostrata così com'è, ma viene inglobata ed interpretata dall'autore nella poetica del messaggio desiderato. Infatti cineasti, registi, autori, sceneggiatori non hanno inserito nei loro film una esibizione di qualche artista One Man Band, ma hanno fatto eseguire questo tipo di intrattenimento ai propri personaggi, inserendolo nel contesto della trama ed armonizzandolo con la sceneggiatura. Ciò rende il ritratto di questa arte particolarmente interessante, per le differenze che si colgono nell'interpretazione di questo fenomeno nei vari generi cinematografici, nei vari stadi dell'evoluzione della cinematografia e nelle diverse tecniche utilizzate da diversi registi e produttori ed in diversi luoghi.
Per la vastità della produzione questa trattazione si limita ad indicare al lettore alcuni esempi eclatanti, lasciandogli la capacità di coglierne da solo altri e magari di segnalarli all'autore mediante la pagina di contatto.
Un genuino e fondamentale esempio di one man band è presente nel film classico del 1964 diretto da Robert Stevenson, basato sulla serie di romanzi scritti da Pamela Lyndon Travers, prodotto da Walt Disney Mary poppins (vedi wikipedia). Si tratta di un cult movie guardato da buona parte della popolazione mondiale, ambientato nella londra primi '900, che ha come target un pubblico giovane di bambini e preadolescenti.
Il personaggio di Bert, interpretato magistralmente dall'attore Dick Van Dike,un uomo tuttofare, che è tra le altre cose un uomo orchestra di strada, esegue in una scena memorabile un numero da strada in stile One Man Band con musica e parole, che si può ammirare qui a sinistra in lingua originale, o doppiato in italiano a questo link:
https://www.youtube.com/watch?v=LUZUkF-t65s
Questa interpretazione è stata inserita come seconda traccia nella colonna sonora di successo del film
composta da Richard M. Sherman, Robert B. Sherman e Irwin Kostal, prima posizione nella Billboard 200 per 14 settimane e vincitrice di un Oscar, un Golden Globe e di un Grammy Award, ripubblicata ufficialmente nel 2004 in un'edizione speciale di 2 CD, per celebrare il 40º anniversario conseguentemente alla pubblicazione del film in DVD.
Per i giovani talentuosi, questa scena può essere stato qualcosa in grado di stimolare la loro creatività, lasciando un segno indelebile recondito nei sogni fatti in tenera età, come è stato per l'autore di questo sito web, ma troviamo una scena molto simile quindici anni prima nel cinema italiano, che sembra aver ispirato quella di Disney.
In Italia infatti anche se vi fu un grandissimo regista quale Federico Fellini, che dedicò attenzione all'arte di strada e di più al mondo del circo, tuttavia il fenomeno destò interesse e fu rappresentato grazie alla creatività di tradizione partenopea.
Si deve infatti al principe della risata Antonio De Curtis l'esempio più importante di One Man Band, nel film del 1949 diretto da Carlo Ludovico Bragaglia Totò le Mokò (vedi wikipedia) che cita a sua volta il film Il bandito della Casbah (Pépé le Moko) del 1937 di Julien Duvivier con protagonista Jean Gabin.
Nel film Totò Interpreta proprio un uomo orchestra napoletano e nel personaggio di Antonio Lumaconi
canta la sua famosa canzone: La mazurka di Totò, che si può ammirare nel filmato a sinistra.
Questo film, pur non avendo avuto il successo mondiale di quello citato in precedenza, per una produzione e distribuzione inevitabilmente non allo stesso livello, tuttavia è importantissimo perchè la scena di Totò che suonando gira con la grancassa dietro la schiena rischiando di colpire gli spettatori che si scansano, precedendo come si è detto di 15 anni quella del film Mary Poppins interpretata da Dick Van Dyke, deve aver costituito per il regista un valido esempio da emulare, già presente nella letteratura cinematografica dell'epoca.
Un ultimo esempio che rileva in questa sede è un cortometraggio di animazione di 4 minuti del 2005, diretto da Andrew Jimenez e Mark Andrews allegato alla versione cinematografica ed in DVD del film Cars - Motori ruggenti, che ha come titolo proprio One Man Band (vedi Wikipedia).
La prima visione mondiale del corto avvenne al 29° Annecy Animation Festival, ad Annecy, ed ha vinto il Platinum Grand Prize al Future Film Festival di Bologna.
In queso cortometraggio di animazione il titolo è quanto mai azzeccato, dato che non vi è giusto una esibizione, ma l'intera trama rappresenta poeticamente il fenomeno, trattandosi cioè della vicenda di due uomini orchestra, che si contendono a colpi di musica l'offerta di una bambina.
Per questo motivo la trama è riassunta brevemente qui sotto, mentre da qui a sinistra si può visionare il corto con la colonna sonora di Michael Giacchino.
Nella piazza di un piccolo paese medioevale
un uomo orchestra sta suonando mentre una piccola bambina gli passa accanto con l'intenzione di buttare la
sua moneta d'oro nella fontana della piazza per esprimere un
desiderio. Lui vedendola, attira la sua attenzione suonando in tutti i modi, ma quando la bimba avvicina la moneta al recipiente ai
piedi del suonatore, improvvisamente dall'altro capo della piazza un fine suonatore di violino inizia ad esibirsi e la bimba si dirige
verso di lui. I due allora iniziano uno scontro musicale, finchè la musica spaventa la bambina, che lascia cadere
la moneta nello sbocco verso le fogne e senza versare una lacrima, chiede la sua moneta ai due che non hanno un
soldo. Allora la bimba si fa dare il violino
ed inizia ad esibirsi così subito un passante le dona una saccoccia piena
di monete d'oro. La ragazzina ne pesca un paio e le mostra agli uomini
orchestra, offrendogliele, ma poi lanciandole nella
fontana.
Il titolo, la trama, il target determinato dal tipo di opera, un cortometraggio d'animazione, denotano all'inizio del terzo millennio come il fenomeno è rappresentato in modo consapevole e maturo, ma soprattutto indirizzato ai più piccoli, perchè in grado di stimolarli ed educarli quantomai.
Pippo di Pantaleo
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Già nell'anno1900 viene realizzato dal regista francese Georges Méliès il cortometraggio muto intitolato L'homme orchestre, cioè tradotto One Man Band, in cui con la tecnica cinematografica un uomo viene duplicato fino a comporre una banda di cinque cloni.
Questo film, di cui l'immagine a sinistra ritrae un fotogramma, non ha una importanza artistica ai nostri scopi, perchè non rappresenta un One Man Band all'opera, tuttavia la traslazione nella tecnica cinematografica del concetto ne dimostra la consapevolezza nell'accezione propria e prevalente.
Via via che questa arte si è perfezionata ed ha raggiunto una diffusione globale per il tipo di intrattenimento di facile fruizione per il pubblico, acquisendo le caratteristiche di una industria, il fenomeno One Man Band è stato rappresentato ed immortalato.
Come sempre quando un'arte si occupa di ritrarne un'altra, questa non è semplicemente mostrata così com'è, ma viene inglobata ed interpretata dall'autore nella poetica del messaggio desiderato. Infatti cineasti, registi, autori, sceneggiatori non hanno inserito nei loro film una esibizione di qualche artista One Man Band, ma hanno fatto eseguire questo tipo di intrattenimento ai propri personaggi, inserendolo nel contesto della trama ed armonizzandolo con la sceneggiatura. Ciò rende il ritratto di questa arte particolarmente interessante, per le differenze che si colgono nell'interpretazione di questo fenomeno nei vari generi cinematografici, nei vari stadi dell'evoluzione della cinematografia e nelle diverse tecniche utilizzate da diversi registi e produttori ed in diversi luoghi.
Per la vastità della produzione questa trattazione si limita ad indicare al lettore alcuni esempi eclatanti, lasciandogli la capacità di coglierne da solo altri e magari di segnalarli all'autore mediante la pagina di contatto.
Un genuino e fondamentale esempio di one man band è presente nel film classico del 1964 diretto da Robert Stevenson, basato sulla serie di romanzi scritti da Pamela Lyndon Travers, prodotto da Walt Disney Mary poppins (vedi wikipedia). Si tratta di un cult movie guardato da buona parte della popolazione mondiale, ambientato nella londra primi '900, che ha come target un pubblico giovane di bambini e preadolescenti.
Il personaggio di Bert, interpretato magistralmente dall'attore Dick Van Dike,un uomo tuttofare, che è tra le altre cose un uomo orchestra di strada, esegue in una scena memorabile un numero da strada in stile One Man Band con musica e parole, che si può ammirare qui a sinistra in lingua originale, o doppiato in italiano a questo link:
https://www.youtube.com/watch?v=LUZUkF-t65s
Questa interpretazione è stata inserita come seconda traccia nella colonna sonora di successo del film
composta da Richard M. Sherman, Robert B. Sherman e Irwin Kostal, prima posizione nella Billboard 200 per 14 settimane e vincitrice di un Oscar, un Golden Globe e di un Grammy Award, ripubblicata ufficialmente nel 2004 in un'edizione speciale di 2 CD, per celebrare il 40º anniversario conseguentemente alla pubblicazione del film in DVD.
Per i giovani talentuosi, questa scena può essere stato qualcosa in grado di stimolare la loro creatività, lasciando un segno indelebile recondito nei sogni fatti in tenera età, come è stato per l'autore di questo sito web, ma troviamo una scena molto simile quindici anni prima nel cinema italiano, che sembra aver ispirato quella di Disney.
In Italia infatti anche se vi fu un grandissimo regista quale Federico Fellini, che dedicò attenzione all'arte di strada e di più al mondo del circo, tuttavia il fenomeno destò interesse e fu rappresentato grazie alla creatività di tradizione partenopea.
Si deve infatti al principe della risata Antonio De Curtis l'esempio più importante di One Man Band, nel film del 1949 diretto da Carlo Ludovico Bragaglia Totò le Mokò (vedi wikipedia) che cita a sua volta il film Il bandito della Casbah (Pépé le Moko) del 1937 di Julien Duvivier con protagonista Jean Gabin.
Nel film Totò Interpreta proprio un uomo orchestra napoletano e nel personaggio di Antonio Lumaconi
canta la sua famosa canzone: La mazurka di Totò, che si può ammirare nel filmato a sinistra.
Questo film, pur non avendo avuto il successo mondiale di quello citato in precedenza, per una produzione e distribuzione inevitabilmente non allo stesso livello, tuttavia è importantissimo perchè la scena di Totò che suonando gira con la grancassa dietro la schiena rischiando di colpire gli spettatori che si scansano, precedendo come si è detto di 15 anni quella del film Mary Poppins interpretata da Dick Van Dyke, deve aver costituito per il regista un valido esempio da emulare, già presente nella letteratura cinematografica dell'epoca.
La prima visione mondiale del corto avvenne al 29° Annecy Animation Festival, ad Annecy, ed ha vinto il Platinum Grand Prize al Future Film Festival di Bologna.
In queso cortometraggio di animazione il titolo è quanto mai azzeccato, dato che non vi è giusto una esibizione, ma l'intera trama rappresenta poeticamente il fenomeno, trattandosi cioè della vicenda di due uomini orchestra, che si contendono a colpi di musica l'offerta di una bambina.
Per questo motivo la trama è riassunta brevemente qui sotto, mentre da qui a sinistra si può visionare il corto con la colonna sonora di Michael Giacchino.
Il titolo, la trama, il target determinato dal tipo di opera, un cortometraggio d'animazione, denotano all'inizio del terzo millennio come il fenomeno è rappresentato in modo consapevole e maturo, ma soprattutto indirizzato ai più piccoli, perchè in grado di stimolarli ed educarli quantomai.
Pippo di Pantaleo
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