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One Man Band: significato del termine ed essenza del fenomeno

In senso stretto ovvero non figurato, il One Man Band viene definito come:

un unico/a musicista che esegue brani musicali completi di ritmo, armonia, melodia e varietà timbrica, suonando più di uno strumento allo stesso tempo, utilizzando le mani, i piedi, gli arti e vari artifici meccanici e/o elettronici, fino a comporre un insieme,
limitato solo dalle capacità meccaniche e dall'inventiva fantasiosa del suo creatore. 

Nonostante il suo stato generalmente accettato come una novità isolata nell'ambito della filologia musicale, il fenomeno One Man Band esiste in tutta la sua unicità e indipendenza come una tradizione musicale ad oggi persistente e sfuggente nello stesso tempo e con qualche identificabile continuità storica (vedi l'articolo: Origini storiche del Fenomeno One Man band)

il fascino di questa disciplina, che ha sempre interessato ed ancora interessa il pubblico ed i musicisti, nasce dal fatto che un One Man Band  è sempre esistito da qualche parte e tuttora vi è e vi sarà, anche se a causa della difficoltà di esecuzione e del grado di creatività necessari per praticare dignitosamente questa specialità e per il fatto che il fenomeno risulti essere correlato al mondo dei Busker e dell'arte di strada, i suoi esponenti sono in numero esiguo e la loro opera difficilmente fruibile da un pubblico di massa.

Si tratta quindi di una categoria di musicalità che trascende i confini culturali e geografici, estende i limiti stilistici, e sfida le nozioni convenzionali di tecnica e strumentazione.

Pippo onemanband
Pippo one man band 2006
L'esempio più semplice di One Man Band è un cantante che si accompagna in solitudine con la chitarra e l'armonica montata su una cremagliera davanti alla bocca. Configurazioni tipiche più complesse possono comprendere strumenti a fiato intorno al collo, una cassa montata sulla schiena del musicista con battenti collegati ai piedi, e uno strumento a corde tenuto davanti (ad esempio, un banjo, ukulele o una chitarra), come si può notare nell'immagine qui sopra di Pippo One Man Band del 2006 o ancora piatti tra le ginocchia o attivati ​​da un meccanismo a pedale, tamburi e maracas sugli arti, etc.

L'uomo ha esternato questo anelito servendosi della tecnologia disponibile per la ricerca della sua idea musicale, se non che questa ha subito una evoluzione tale da aver ridotto progressivamente l'intervento umano: si pensi ad esempio ai siti di video sharing come YouTube, dove ora musicisti possono mettere dei video fatti registrando ogni strumento singolarmente e compilati come se fosse tutto fatto in tempo reale suonando più strumenti.
Cosìcche alcuni sostengono che oggi il fenomeno One Man Band sia superato e non abbia alcun senso, proprio perchè mediante ciò che permette di fare la sola tecnologia si possa ottenere lo stesso e di più.  

E seguendo le scoperte tecnologiche vediamo che intorno agli anni '80 l'evoluzione del fenomeno passò attraverso il Musical Instrument Digital Interface, abbr. MIDI (vedi wikipedia), quando i musicisti hanno altresì recepito questa novità ed incominciato ad usare dei trimmer montati sul petto o ai piedi e altri tipi di controller nei loro set-up, collegati a diverse parti del corpo per innescare musica "suonata" da sintetizzatori.
Ma vediamo che l'uso dei trimmer MIDI necessita comunque del movimento dell'esecutore per suonare, anche se il suono con questi controllato proverrà da uno strumento artificiale.
Quindi pur volendo abbracciare una definizione purista e restrittiva relativa ai caratteri distintivi del fenomeno, è opinione comune ed anche dell'autore che questa configurazione non determina di per se l'esclusione dall'appartenenza alla categoria.

Dopo il 2000 si sono diffusi i pedali per live looping ( vedi wikipedia) che danno la possibilità all'esecutore di registrare una breve frase musicale ed immediatamente ripeterla, così da poterci suonare come su di un accompagnamento. Questa tecnologia permette di creare nel corso di un pezzo musicale, una combinazione simultanea di vari strumenti e voce o uno strumento suonato in modi diversi, ma ciò non è sufficiente per includere tali performance nella definizione di cui si tratta, perchè la simultaneità è artificiale, creata con il pedale, ripetendo la frase eseguita in precedenza, mentre se ne esegue un'altra.


Si capisce allora come in questi casi ed in tutti quelli in cui il filologo musicale voglia cercare di caratterizzare e definire un artista o una performance, con caratteristiche simili a queste e/o diverse (es. uso di basi insieme a strumenti suonati, suono di un solo strumento con pedale loop station, oppure tastiera da piano-bar) andrà opportunamente considerato l'elemento della contemporaneità dell'esecuzione, come linea di demarcazione per stabilire l'appartenenza alla categoria.

Per la verità per quanto attiene il significato del termine in tutti i casi in cui manchi l'esecuzione live in contemporanea, si tratta di una definizione derivata da quella autentica, traslata e inserita nel contesto ad indicare un metodo, una tendenza, uno stile.
Si possono definire One Man Band questi artisti colloquialmente o meglio per indicarne uno stile, una tendenza, ma questi non lo sono secondo il senso stretto del termine.

Altra cosa poi è l'uso del termine in altri settori come quello assunto in sala di registrazione, cioè quello di descrivere un artista che suona ogni strumento in un brano, registrandolo uno alla volta, e mixandolo poi in studio in un unica traccia audio.

Così nel mondo dei telegiornali  per esempio ci si riferisce a un giornalista che tramite l'utilizzo di un treppiede riesce a riprendersi, ricoprendo la funzione anche del camera-man.

Il significato del termine quindi, una volta ben definite le caratteristiche tipiche del fenomeno, è stato traslato e utilizzato nei vari settori dell'opera umana ad indicare appunto uno stile, una tendenza, tanto da essere usato anche in senso generale per riferirsi ad una persona che gestisce un business da solo, in particolare se l'operazione richiede a questa di assumere molteplici ruoli diversi, in modo simile al modo in cui un esecutore musicale "One Man Band"  suona diversi strumenti allo stesso tempo.

Per approfondire, si possono trovare la definizione di uomo orchestra contenuta su wikipedia a questo link e/o quella in lingua inglese di one man band a quest'altro link.


                                                                                                                               Pippo di Pantaleo


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Origini Storiche del Fenomeno One Man Band



Se consideriamo il fenomeno da un punto di vista psico-antropologico, riconoscendo cioè il principio che possa astrattamente sorgere nell'uomo-artista un anelito di autosufficienza creativa nella esecuzione di brani musicali, dobbiamo ammettere che esempi di One Man Band, seppure con accezione lievemente diversa da quella che il termine ha conseguito nel tempo, si siano potuti manifestare fin dalla nascita della musica e quindi dell'uomo: si pensi alle rappresentazioni dei poemi omerici nell'Agorà delle polis Greche e Romane da parte di Cantori o Auleti.
Al di la delle ipotesi i primi documenti certi di Proto-One Man Band risalgono al XIII secolo, come il manoscritto Cantigas de Santa Maria, da cui è riprodotta l'immagine a sinistra, che rappresenta due suonatori/trici che contemporaneamente imbracciano due strumenti diversi, uno melodico e l'altro percussivo, tenendoli come se stessero entrambi emettendo il suono. Infatti si vedono chiaramente i suonatori/trici con le guance gonfie ed una specie di flauto in bocca, tenuto con una mano, mentre con l'altra viene tenuto un battente che sta percuotendo la pelle del tamburo.


Questi strumenti sono il pipe ed il Tabor (vedi wikipedia)
Il primo è un flauto con solo tre fori, che può essere suonato con una sola mano, tenendolo con il pollice e coprendo i buchi con i polpastrelli delle dita, mentre il secondo è un tamburo simile ai rullanti di oggi, che veniva tenuto legato sul fianco del suonatore e suonato percuotendolo con il battente tenuto con l'altra mano.

La peculiarità sta nel fatto che questi strumenti nel documento suddetto del XIII secolo vengono rappresentati mentre l'esecutore li suona contemporaneamente.

Ciò si può notare chiaramente anche in altri documenti posteriori, come nella xilografia del1300 da cui è tratta l'immagine a destra, che mostra un clown mentre suona il tubo e Tabor e nei dipinti che rappresentano suonatori, di cui all'immagine che segue.


Sempre a partire dal XIII secolo, altri documenti attestanti la presenza nuovi e diversi Proto-One Man Band hanno superato il tempo giungendo fino a noi, grazie a quanto tramandato dalla letteratura giullaresca.
In quel periodo La Piazza diventò luogo centrale per la vita delle persone nella realtà geo-politica dell'Europa dell'epoca, in cui le aggregazioni umane organizzate sarebbero diventate i comuni e le città moderni. La Piazza come luogo frequentato e di comune partecipazione delle attività umane, diventò sito di intrattenimento alternativo e più libero rispetto alla Corte del sovrano, al Castello del Signore, al Convento, da parte di chi  rappresentava i propri monologhi, cioè i Giullari (vedi wikipedia).

Vi è così notizia che qualcuno di loro per accompagnarsi, richiamando meglio l'attenzione, a volte utilizzava strumenti a percussione come tamburelli, sonagli e triccheballacche, insieme a fischietti e trombette,

"distribuiti in modo buffonesco sul corpo, in modo da generare frastuono ad ogni movimento".


Nel Rinascimento, cioè a partire dal '700 in Europa centrale e soprattutto nelle Piazze degli agglomerati municipali Italiani e Francesi, capitavano e rappresentavano i loro intrattenimenti dei nuovi Menestrelli e Cantastorie, che spesso si accompagnavano da soli con uno strumento musicale.
Alcuni di essi incominciarono ad esibirsi suonando più strumenti simultaneamente, rappresentando un'altro esempio di Proto-One Man Band molto particolare sotto l'aspetto creativo. Infatti oltre a cantare e suonare uno strumento, come la ghironda, il flauto o l'organetto, utilizzavano lo spostamento della gamba per produrre una ritmica percussiva, facendo muovere dei burattini su di una tavoletta.

Un esempio si può ammirare nel quadro del 1720 che mostra un suonatore di flauto con Burattini a Tavoletta, da cui è tratta l'immagine sopra a sinistra.

I burattini a tavoletta erano un gioco ed anche uno strumento dell'epoca, in cui questi burattini mossi con la gamba dall'esecutore, danzavano e battevano i piedini su di una tavoletta, producendo un ritmo percussivo.

Pippo one man band 2014
A partire dall'Ottocento i Proto-One Man Band di cui abbiamo parlato col passare degli anni e la sempre minore attività, si sono quasi estinti, sebbene sia ancora possibile trovarne alcuni in attività. Si tratta di artisti che si rifanno alla tradizione medievale e rinascimentale, agli strumenti di allora ed alle musiche di allora. Così il suono del tubo e del tabor suonati simultaneamente può essere ancora ascoltato in alcune zone rurali della Francia, in Inghilterra, in Spagna, lo stesso dicasi dei burattini a tavoletta, in Italia e Francia, come si vede nella foto di Pippo one man band del 2014 da cui è tratta l'immagine a destra.

Nel corso dell'Ottocento il mondo si ingrandì, in un processo che portò via via verso la società moderna, arrivò il progresso e la prima tecnologia meccanica.
Dal punto di vista etno-musicologico vi fu la diffusione degli ottoni ed il perfezionamento di tutti gli strumenti in metallo. In questo contesto il fenomeno pian piano si distinse con l'accezione tipica che oggi ha, cioè dell'uomo con chitarra, armonica installata davanti alla bocca e gran cassa sulle spalle.

Lo si nota nei documenti dell'epoca, prodotti con la nuova tecnologia fotografica, come nella foto del 1865 da cui è tratta l'immagine a sinistra.

Un elemento caratterizzante del fenomeno, cioè la sua correlazione con l'arte di strada, risulta poi in quanto pervenuto dall'opera dello scrittore e redattore inglese Henry Mayhewche ( vedi wikipedia) attraverso una sua storia che tratta di un artista di strada non vedente, polistrumentista e one man band,  che viveva nella Londra del 1840 e 1850.

Insomma il fenomeno dopo un periodo più primordiale nasce e si consolida nella sua accezione tipica e prevalente gia alla fine dell'ottocento, giungendo al secolo scorso, il '900, pronto per svilupparsi e raggiungere l'acme, come già altri fenomeni nella storia della musica (vedi l'articolo One Man Band: significato del termine ed essenza del Fenomeno)

Per approfondire, si possono trovare le origini storiche dell'uomo orchestra contenute su wikipedia a questo link e/o quelle in lingua inglese del one man band a quest'altro link.

                                                               
                                                                                                                 Pippo di Pantaleo

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One Man Band nel Cinema

Alla fine dell'Ottocento in Francia nasceva la settima arte.

Già nell'anno1900 viene realizzato dal regista francese Georges Méliès il cortometraggio muto  intitolato L'homme orchestre, cioè tradotto One Man Band, in cui con la tecnica cinematografica un uomo viene duplicato fino a comporre una banda di cinque cloni.

Questo film, di cui l'immagine a sinistra ritrae un fotogramma, non ha una importanza artistica ai nostri scopi, perchè non rappresenta un One Man Band all'opera, tuttavia  la traslazione nella tecnica cinematografica del concetto ne dimostra la consapevolezza nell'accezione propria e prevalente.

Via via che questa arte si è perfezionata ed ha raggiunto una diffusione globale per il tipo di intrattenimento di facile fruizione per il pubblico, acquisendo le caratteristiche di una industria, il fenomeno One Man Band è stato rappresentato ed immortalato.

Come sempre quando un'arte si occupa di ritrarne un'altra, questa non è semplicemente mostrata così com'è, ma viene inglobata ed interpretata dall'autore nella poetica del messaggio desiderato. Infatti cineasti, registi, autori, sceneggiatori non hanno inserito nei loro film una esibizione di qualche artista One Man Band, ma hanno fatto eseguire questo tipo di intrattenimento ai propri personaggi, inserendolo nel contesto della trama ed armonizzandolo con la sceneggiatura. Ciò rende il ritratto di questa arte particolarmente interessante, per le differenze che si colgono nell'interpretazione di questo fenomeno nei vari generi cinematografici, nei vari stadi dell'evoluzione della cinematografia e nelle diverse tecniche utilizzate da diversi registi e produttori ed in diversi luoghi.

Per la vastità della produzione questa trattazione si limita ad indicare al lettore alcuni esempi eclatanti, lasciandogli la capacità di coglierne da solo altri e magari di segnalarli all'autore mediante la pagina di contatto.

Un genuino e fondamentale esempio di one man band è presente nel film classico del 1964 diretto da Robert Stevenson, basato sulla serie di romanzi scritti da Pamela Lyndon Travers, prodotto da Walt Disney Mary poppins (vedi wikipedia). Si tratta di un cult movie guardato da buona parte della popolazione mondiale, ambientato nella londra primi '900, che ha come target un pubblico giovane di bambini e preadolescenti.

Il personaggio di Bert, interpretato magistralmente dall'attore Dick Van Dike,un uomo tuttofare, che è tra le altre cose un uomo orchestra di strada, esegue in una scena memorabile un numero da strada in stile One Man Band  con musica e parole, che si può ammirare qui a sinistra in lingua originale, o doppiato in italiano a questo link:
https://www.youtube.com/watch?v=LUZUkF-t65s 

Questa interpretazione è stata inserita come seconda traccia nella colonna sonora di successo del film
composta da Richard M. Sherman, Robert B. Sherman e Irwin Kostal, prima posizione nella Billboard 200 per 14 settimane e vincitrice di un Oscar, un Golden Globe e di un Grammy Award, ripubblicata ufficialmente nel 2004 in un'edizione speciale di 2 CD, per celebrare il 40º anniversario conseguentemente alla pubblicazione del film in DVD.

Per i giovani talentuosi, questa scena può essere stato qualcosa in grado di stimolare la loro creatività, lasciando un segno indelebile recondito nei sogni fatti in tenera età, come è stato per l'autore di questo sito web, ma troviamo una scena molto simile quindici anni prima nel cinema italiano, che sembra aver ispirato quella di Disney.

In Italia infatti anche se vi fu un grandissimo regista quale Federico Fellini, che dedicò attenzione all'arte di strada e di più al mondo del circo, tuttavia il fenomeno destò interesse e fu rappresentato grazie alla creatività di tradizione partenopea.
Si deve infatti al principe della risata Antonio De Curtis l'esempio più importante di One Man Band, nel film del 1949 diretto da Carlo Ludovico Bragaglia Totò le Mokò (vedi wikipedia) che cita a sua volta il film Il bandito della Casbah (Pépé le Moko) del 1937 di Julien Duvivier con protagonista Jean Gabin.
Nel film Totò Interpreta proprio un uomo orchestra napoletano e nel personaggio di Antonio Lumaconi
canta la sua famosa canzone: La mazurka di Totò, che si può ammirare nel filmato a sinistra.
Questo film, pur non avendo avuto il successo mondiale di quello citato in precedenza, per una produzione e distribuzione inevitabilmente non allo stesso livello, tuttavia è importantissimo perchè la scena di Totò che suonando gira con la grancassa dietro la schiena rischiando di colpire gli spettatori che si scansano, precedendo come si è detto di 15 anni quella del film Mary Poppins interpretata da Dick Van Dyke, deve aver costituito per il regista un valido esempio da emulare, già presente nella letteratura cinematografica dell'epoca.

Un ultimo esempio che rileva in questa sede è un cortometraggio di animazione di 4 minuti del 2005, diretto da Andrew Jimenez e Mark Andrews allegato alla versione cinematografica ed in DVD del film Cars - Motori ruggenti,  che ha come titolo proprio One Man Band (vedi Wikipedia).
La prima visione mondiale del corto avvenne al 29° Annecy Animation Festival, ad Annecy, ed ha vinto il Platinum Grand Prize al Future Film Festival di Bologna.

In queso cortometraggio di animazione il titolo è quanto mai azzeccato, dato che non vi è giusto una esibizione, ma l'intera trama rappresenta poeticamente il fenomeno, trattandosi cioè della vicenda di due uomini orchestra, che si contendono a colpi di musica l'offerta di una bambina.
Per questo motivo la trama è riassunta brevemente qui sotto, mentre da qui a sinistra si può visionare il corto con la colonna sonora di Michael Giacchino.
Nella piazza di un piccolo paese medioevale un uomo orchestra sta suonando mentre una piccola bambina gli passa accanto con l'intenzione di buttare la sua moneta d'oro nella fontana della piazza per esprimere un desiderio. Lui vedendola, attira la sua attenzione suonando in tutti i modi, ma quando la bimba avvicina la moneta al recipiente ai piedi del suonatore, improvvisamente dall'altro capo della piazza un fine suonatore di violino inizia ad esibirsi e la bimba si dirige verso di lui. I due allora iniziano uno scontro musicale, finchè la musica spaventa la bambina, che lascia cadere la moneta nello sbocco verso le fogne e senza versare una lacrima, chiede la sua moneta ai due che non hanno un soldo. Allora la bimba si fa dare il violino ed inizia ad esibirsi così subito un passante le dona una saccoccia piena di monete d'oro. La ragazzina ne pesca un paio e le mostra agli uomini orchestra, offrendogliele, ma poi lanciandole nella fontana.

Il titolo, la trama, il target determinato dal tipo di opera, un cortometraggio d'animazione, denotano all'inizio del terzo millennio come il fenomeno è rappresentato in modo consapevole e maturo, ma soprattutto indirizzato ai più piccoli, perchè in grado di stimolarli ed educarli quantomai.

                                                                                                
                                                                                                   Pippo di Pantaleo

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